LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

giovedì 30 maggio 2013

240 - SAN GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA


239 - I PIU’ CARI BENEFATTORI


17. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

Ottobre 1912: fin dall’inizio

Da quando ho manifestato al mio Vescovo l’intenzione di continuare da solo l’opera iniziata e che si voleva chiudere per insufficienza di mezzi, la Provvidenza mi si è manifestata tangibilmente. Ero completamente solo, senza aiuti, e con un’opera gravata di un mutuo che mi peserà a lungo e che dovetti restituire alla Curia fino all’ultimo centesimo.
Le prime benefattrici furono due donne, Filippa Freggia e Rosa Gusmerotti,che si misero a totale disposizione del povero Istituto, servendo gratuitamente in cucina, in guardaroba, nella pulizia. nell’organizzazione, senza risparmio di tempo e di fatiche. Non solo, ma la prima ha profuso “quanto aveva in sua proprietà più che bastante per vivere convenientemente, anzi agiatamente”; la seconda ha “sempre servito senza percepire salario e donando all’Istituto qualche migliaio di lire”
Nel mio testamento ho ricordato anche le “altre persone di servizio che hanno spiegato disinteresse generoso nell’opera da esse prestata”. Quanta generosità ho constatato nella gente umile, che si privava del necessario, per aiutare i miei ragazzi, sentiti come meno fortunati di loro.

Gli strumenti della Provvidenza

Lo sviluppo dell’opera è stato segnato da interventi della Provvidenza, misteriosi e giunti al momento giusto. Per l’acquisto dello stabile dove sorgerà la Colonia agricola di Remedello, giunge il lascito della contessa Teresa Gigli. Per gli ultimi e imponenti fabbricati degli Artigianelli ha provveduto la famiglia Muzzarelli, il dottor Alberto e la sorella Marietta. La famiglia Muzzarelli ha sovvenuto anche alle necessità ordinarie dell’Istituto, con tale dovizia da farmi dire, un giorno, e con verità, alla Signora Marietta: “L’Istituto è tutto suo”. Posso parlare tranquillamente di interventi della Provvidenza, perché non ho mai chiesto nulla a nessuno, limitandomi, quando richiesto, a far presenti le mie necessità. Ho sempre pensato che l’opera non era mia e che la Provvidenza guidasse Lei le cose in quantità e in qualità.La parte mia, e nostra, è e sarà sempre quella di usare bene quanto ci veniva dato, coll’investire tutto, fino all’ultimo centesimo, per i nostri ragazzi, ma anche coll’ industriarci in tutti i modi per raggiungere il più possibile il difficile traguardo dell’autosufficienza.
Non sono mancati, pure tra il clero, alcuni benefattori, che non solo raccomandavano ragazzi bisognosi, ma che hanno pure pensato che i miei ragazzi avevano un corpo da mantenere e da crescere sano.
Per tutti, ricordo don Domenico Poletti, già prevosto di Lovere, che ha provveduto ad una bella casa per vacanze per i miei ragazzi ad Angone, sita nel comune di Erbanno, in Valle Camonica, utilissima per quei ragazzi che non possono rientrare in famiglia, semplicemente perché non hanno nessuno.

Vicini e lontani

E come non essere riconoscente a chi mi ha aiutato col consiglio, con la vicinanza competente, con la comprensione delle mie difficoltà, con la sopportazione dei miei difetti e delle mie limitazioni?
Ci sono poi persone lontane dalla Chiesa e forse anche dalla fede, che mi hanno aiutato silenziosamente, in ragione dell’opera “filantropica”. Come non ricordare i Zanardelli (proprio lui, Giuseppe, il potente politico anticlericale e la devota sorella Ippolita!)?
Sono queste persone che trovano un posto particolare nei miei colloqui con Gesù benedetto e misericordioso, al quale mi permetto ricordare le sue parole: “Quello che avrete fatto a uno di questi piccoli, l’avrete fatto a me”.
 

238 - " ... PER TUTTI C'ERA UN PANE"

 
 
Chiave di lettura dell'opera
 
Il pane, simbolo di povertà, è illuminato e impreziosito da una luce folgorante che giunge da una finestra. Perde quindi la sua quotidianità e diventa sacrale:
è la povertà accettata con ottimismo.
 
Autore dell'opera: Enzo Archetti


237 - VERA DEVOZIONE ALLA MADONNA: IMITARNE LE VIRTU'

da "i pensieri di padre Piamarta"

Vi sono molti che credono di amare e onorare la Madonna, quindi di assicurarsene i suoi favori, perché fanno uso di pratiche di devozione, quali la corona, il digiuno, qualche mortificazione, elemosine e sacrifici.
Sì, sono cose buonissime e certamente care alla Madonna e la dispongono molto bene a nostro favore. Ma chi si accontentasse di onorare Maria SS.ma solo con queste pratiche esteriori, non onorerebbe Maria come lei vuole.
La devozione così praticata mancherebbe di quel carattere indispensabile della sodezza che la Vergine esige. La sodezza della devozione deve condurci a liberarci dal peccato e dai difetti e ad arricchirci di virtù.


«La devozione a Maria, dice un santo, non deve essere come un torrente che ora ha il letto secco ed altre volte ha tanta quantità d'acqua che esce dalle sponde e inonda tutto, ma deve essere come un fiume che mantiene le stesse acque, irriga la terra e si butta, poi, nel mare».


 «Et ex illa hora accepit eam discipulus in sua». E da quell'ora il discepolo la tenne sempre nella sua casa e non l'abbandonò mai. Ecco l'esempio da imitare. Come giovani, anche voi dovete con lo spirito e il cuore stare con Lei, essere suoi devoti.


È certamente cosa buona promuovere l'affetto e la devozione verso l'Immacolata Vergine dalla quale possiamo attendere l'aiuto per la riforma dei costumi e al presente perché Ella metta un argine insuperabile alla piena di tutti i mali. Fin da questa mattina Ella ci invita: «Venite fili, audite me, timorem Domini docebo vos». (Venite figli, ascoltatemi perché io vi insegnerò il timore del Signore).


Sarebbe cosa bellissima se all'inizio di ogni giornata ognuno offrisse alla Vergine Maria la sua intelligenza, la lingua, le mani, gli occhi, i sentimenti, il corpo, l'anima con il proposito di usare tutte queste cose per piacere a Lei. Questo sarebbe riconoscere Maria come Signora nostra. Sarebbe collocarla in trono e farla Regina del piccolo regno che siamo noi.


La premura di piacere a Maria, vi animerà ad arricchire l'anima delle virtù di Maria. Se si ama veramente Maria non è difficile fare ciò perché l'amore spinge all'imitazione, all' acquisto delle sue virtù specie l'umiltà e la purezza.
 

mercoledì 29 maggio 2013

236 - "ANNO ZERO"

 
 
Chiave di lettura dell'opera
 
Il lavoro si è proposto di cogliere la dimensione del dramma umano che ha scosso la mente e il cuore di padre Giovanni Piamarta; in particolare ha inteso cogliere la solitudine del ragazzo orfano, la sua emarginazione sociale, la fame e la sete di tutto. Il pannello su cui è collocato il rilievo immagina la condizione sociale, economica e culturale dell'epoca.
 
Autore dell'opera: Luigi Corti


235 - HIMNO POR LA BEATIFICACION DEL PADRE JUAN PIAMARTA

(Luis A. Farias Zunhiga, 1997)

Como gotas de rocìo
esparcidas por el sol
fue sembrando la semilla del amor,
la cosecha es abundante
y en el mundo florecio’
la Familia Piamartina en el Senhor.

PIAMARTA, PIAMARTA
TE CANTAMOS CON AFAN,
SEMBRADOR DE LA ESPERANZA,
DE LA PAZ Y LA BONDAD,
EN LA TIERRA TU ESFUERZO VIVIRA’.

La semilla ha germinado
con la gracia de tu luz,
todo sea por salvar la juventud.
Te llamamos fiel amigo,
companhero de Jesùs,
otorgàndote la vida de virtud.

Hoy los jòvenes se alegran
por el triunfo del amor,
tu familia te proclama vencedor.
De la mano de Marìa
aclamamos al Senhor
dando gracias por la beatificaciòn.

234 - CHIESA DI SAN CRISTO - BRESCIA

                            
 SULLE ORME DI SAN GIOVANNI PIAMARTA

[LA «PRIMA MESSA» DEGLI ARTIGIANELLI]

«E’ il 3 dicembre 1886: “La devota cappella del Sacro Cuore nel seminario San Cristo accoglieva i primi quattro artigianelli che, insieme a due chierici, assistevano alla messa di Don Giovanni Piamarta. Di là, la piccola compagnia, scese nell’Istituto».
P.G. CABRA, Piamarta.

Guida: Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.

Assemblea: Amen.
 
Guida
Ci troviamo nella chiesa di San Cristo, dove Padre Piamarta ha celebrato la prima Santa Messa con i primi ragazzi appartenenti alla sua nuova famiglia educativa. Padre Piamarta ha sempre detto che la sua opera è nata per uno «specialissimo intervento della divina provvidenza».È facile immaginare che in questa Messa, la preghiera più alta che possiamo esprimere, San Giovanni Piamarta abbia affidato alla divina Provvidenza l’opera che lo Spirito Santo gli stava affidando.

Dal Vangelo secondo Matteo (6,19-20)
Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
Parola del Signore.
 
Lode a Te o Cristo

Dagli scritti di san Giovanni Piamarta
«Imitate la Maddalena che per questa “Carne Santissima” ebbe un amore singolare quando la irrigò con le sue lacrime la asciugò con i suo capelli e vi versò sopra profumi e balsami. Lo stesso Figlio di Dio la lodò, perché era contento che la sua carne fosse onorata. Anche noi prostriamoci frequentemente dinanzi al Sacro Cuore ed offriamogli mille sacrifici di lode di ossequi e di ringraziamenti. Diciamogli: “O Cuore divinissimo e Corpo santissimo, voi che siete stato il prezzo della nostra salvezza non meritate che io faccia tutto quanto è possibile per glorificarvi?»
«Dai notes di P. Piamarta»
 
Preghiamo
Padre Santo, Giovanni Piamarta, attratto dall’umiltà e dalla tenerezza del cuore del tuo Figlio, in questo luogo ha dato inizio alla sua opera educativa a favore dei giovani poveri del mondo del lavoro. Ti chiediamo, per sua intercessione, di benedire la nostra vita con il dono dello Spirito Santo: ci renda capaci di contemplare l’immensa carità del cuore del tuo Figlio Gesù, per poter essere nel mondo testimoni del Tuo Amore. Per Cristo Nostro Signore.

Tutti: Amen

Guida: Padre Nostro

Guida: Benediciamo il Signore

Tutti: Rendiamo Grazie a Dio
 

233 - LA MIA DIOCESI

16. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

Settembre 1912

Una gratitudine particolare la debbo alla mia cara diocesi di Brescia, che mi ha trasmesso la fede e condotto al Sacerdozio. Fra tutti i bravi sacerdoti che il Signore mi ha posto accanto ricordo don Pezzana, che mi ha accompagnato nella mia ricerca vocazionale e mi ha tenuto vicino nei primi anni di sacerdozio, trasmettendomi quella passione delle anime, tipica dei veri pastori.
Se ho maturato di dare origine alla mia opera, è perché ho trovato prima di me e attorno a me dei sacerdoti dediti alla gioventù. In questo campo avrei una “nuvola di testimoni”da ricordare: da don Giovanni Elena, “sacerdote esemplarissimo”, il mio prevosto Lurani Cernuschi, a Ludovico Pavoni, maestro lungimirante e innovativo di promozione della gioventù attraverso il lavoro.
Dovrei fermarmi a lungo su Monsignor Pietro Capretti, senza il quale non avrei mosso i primi passi.
E’ lui l’ispiratore di tutte le iniziative innovative che hanno messo la diocesi di Brescia in condizione di affrontare i tempi nuovi. E’ Lui che ha preparato un clero infiammato dall’amore del Signore attento ai poveri.
E’ Lui che ha avuto fiducia in me e, nonostante i miei limiti mi ha sempre aiutato, anche quando le nostre vedute non collimavano perfettamente.
E poi i miei Vescovi: Monsignor Verzeri, il vescovo della mia gioventù e Monsignor Giacomo Maria Corna Pellegrini Spandre, il Padre al quale ho sempre obbedito come un figlio e che come un figlio mi ha trattato benedicendo la ripresa dell’Istituto Artigianelli, approvando la nascente Congregazione, seguendola con attenzione paterna e godendo del suo sviluppo.

Una diocesi protesa verso i tempi nuovi

Ho avuto la fortuna di avere maestri saggi e illuminati che mi hanno insegnato a lamentarmi poco e ad agire molto, a vedere il nuovo che viene avanti più che il vecchio che deve essere abbandonato. Per tutti, ricordo Monsignor Geremia Bonomelli, mio insegnante in Seminario,attuale Vescovo di Cremona, il cui sguardo proiettato verso il futuro ci ha aperto orizzonti nuovi.
La sensibilità missionaria ha dato alla diocesi un respiro mondiale: fra i molti missionari dei vari Ordini e Congregazioni, non posso non ricordare Monsignor Daniele Comboni, apostolo della Nigrizia e del Sacro Cuore, nella cui Congregazione si stanno facendo onore anche dei miei ex alunni.
La vitalità della diocesi si manifesta in modo evidente in un forte coinvolgimento dei laici, impegnati nei vari settori della vita sociale e della lotta politica, i quali, pur con diverse posizioni, hanno un sicuro senso ecclesiale. Come non ricordare qui il compianto avvocato Giuseppe Tovini, infaticabile promotore di iniziative a difesa della scuola e a sostegno delle opere cattoliche?
Non è che a Brescia siano tutti santi, anzi…”La nostra Brescia è diventata per metà straordinariamente pervertita. La si reputa, dopo Torino, la città più guasta nel costume dell’Italia. Fortunatamente l’altra metà tiene spiegatamente alto il sentimento religioso da imporsi mirabilmente alla pervertita”. Brescia insomma non cede le armi, ma lotta sul piano delle idee e soprattutto della carità, con personalità distinte, quali Suor Maria Crocifissa di Rosa e altre sante donne fondatrici di operosissime congregazioni religiose. Mi sento fiero di appartenere a questa Chiesa bresciana, che risponde al male con il bene, che accoglie con intelligenza creativa il futuro, che sa lottare, pregare, soffrire e agire.
In questi anni ho imparato dalla gente umile che non bisogna mai perdersi d’animo.
Ringrazio la mia diocesi che mi ha formato a credere che “Se non ho la carità non sono nulla”. Grazie, Signore, d’avermi posto in una diocesi che mi insegna ogni giorno a servirti e ad amarti attivamente e dove ho trovato benefattori generosi e collaboratori fedeli.
 

232 - QUATTRO ORFANELLI E IL SOGNO

 
 
Chiave di lettura
 
All'inizio un sogno, toccato col dito da quattro ragazzini; un sogno che può essere contenuto da una scodella. Un progetto umile, eppure accennato. E' l'inizio di un cammino. Il traguardo, a sua volta cammino, si dispensa in beatitudine
in Angola, Brasile, Cile, Mozambico, oltre che in Italia.
 
Autore dell'opera: Ugo Vinetti


231 - IL ROSARIO

da "i pensieri di padre Piamarta"

Gesù ha detto: «In verità, in verità vi dico: chiedete e otterrete; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto». Questo è per la preghiera e anche per la preghiera del Rosario. Il Rosario è composto da 150 Ave Maria; da 15 Padre nostro.
L'Ave Maria è composta dalle parole dell'Angelo e dalle parole di Santa Elisabetta e dalle parole della Chiesa. Chiediamo in essa, alla Madonna che ci sia propizia nell'ora della nostra morte e meditiamo i misteri più profondi della nostra fede.
 

 
È stato il Rosario a sconfiggere l'eresia degli Albigesi che negavano la Provvidenza di Dio, la risurrezione dei morti, i sacramenti del Battesimo, della Penitenza e della Eucarestia, e che negavano anche il purgatorio.

 
Quest'eresia attecchì spaventosamente e minacciava pervertire tutta la Francia e l'Italia. Fu allora che S. Domenico gridò alla Madonna: «Maria, come da potente regina hai schiacciato tante volte la testa al serpente, schiaccialo anche questa volta». E la Madonna gli si mostrò e gli disse di aver ascoltato la sua preghiera.


Il Rosario è anche il frutto della vittoria a Lepanto nel 1571. Quando l'imperatore turco Solimano II avanzava con la sua poderosa armata distruggendo città cristiane e collocando la mezza luna al posto della croce sopra i templi sacri, ecco che a Lepanto, l'armata cristiana avanzava sotto lo stendardo di Maria Vergine invocata dal mondo cristiano con la recita del Rosario sconfiggendo il nemico turco.


Nella storia della Chiesa, quanti pontefici accolsero e incitarono il popolo cristiano alla recita del Rosario! Anche il nostro Papa Leone XIII gloriosamente regnante, che capisce come la Chiesa di Gesù sta passando momenti difficili per l'autorità papale che è poco accettata, per le sue Encicliche che sono poco lette e per la voce dei sacerdoti che è poco ascoltata, che cosa fa? Cade nella disperazione? No! Incita alla recita del Rosario, perché la Madonna ci aiuti non sui campi di battaglia, ma nelle battaglie della bontà e della morale.

lunedì 27 maggio 2013

230 - XIIXMCMXCVII - IL GIORNO DELL'AQUILA D'ARGENTO

 
 

Chiave di lettura
 
L'aquila d'argento fu, è, sarà per molti un'isola in un oceano di solitudine, un'isola in cui le rocce sono speranza, i cui alberi sono sogni, i cui fiori sono fede, i cui ruscelli sono pace per la sete. Che quest'aquila non susciti solo ammirazione,
ma un forte spirito di emulazione.

Autore dell'opera: Marco Vinetti
 

229 - LA GRATITUDINE

15. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra
 
Agosto 1912
La gratitudine deve essere la massima virtù dell’Istituto

Qualcuno si meraviglia dell’importanza che ho sempre dato alla gratitudine. Ma non è vero che tutto è dono? non sono quello che abbiamo, ma anche quello che siamo è dono. Se tutto è dono, tutto va accolto con rendimento di grazie, con gratitudine.
Chi ha avuto tutto e facilmente dalla vita, comprende meno la realtà come dono, perché gli sembra che tutto gli sia dovuto, con la conseguenza che non gli verrà spontaneo il dire grazie.. Ma chi ha sentito, come me, la dolorosa mancanza di tante cose e delle persone più care, comprende più facilmente che le cose sono dono, come dono è la vita e dono è la educazione ricevuta. La mia educazione cristiana è dono della mia buona mamma e del mio caro oratorio. Il mio sacerdozio è stato possibile grazie all’interessamento di anime generose.
Le mie opere sono dono dei benefattori: “Tutto è opera della Divina Provvidenza. Io sono un servitore qualunque, sono un debole strumento. I grandi benefattori sono quelli che fanno, che provvedono ai miei Istituti. Io non sono che una macchia d’inchiostro in fondo alla pagina del libro d’oro degli apostoli della carità”.

Memoria e gratitudine

Del resto l’intera Bibbia è un invito alla gratitudine dal momento che sottolinea che tutto è viene da Dio come dono: il mondo è dono del Creatore, Israele è frutto del dono degli interventi gratuiti di Dio. La vita, la morte e la risurrezione di Gesù sono il dono più stupefacente. Tutto va continuamente ricordato, per rendere grazie a Dio. L’eucaristia non vuol forse dire “rendimento di grazie” e quindi non è il gesto più alto di gratitudine?
Ricordare i doni ricevuti da Dio e dagli uomini è ricordare che non ci siamo costruiti da soli, ma che dobbiamo ringraziare, e che dovere primo è essere impastati di riconoscenza e di gratitudine. Eppure c’è l’insidia della superbia che impedisce la gratitudine.
Si dice che Satana si sia ribellato a Dio per il peso insopportabile della gratitudine. Satana non ha accettato il posto di secondo che deve riconoscenza al Primo. Il superbo non accetta d’essere inferiore, neppure nel momento in cui riceve il dono. Per il superbo, tutto gli è dovuto. Il dono ricevuto è un dovere da parte di chi lo fa. Spesso siamo ingrati perché siamo superbi.

Gratitudine e responsabilità
 
Chi ha ricevuto di più invece deve dare di più.
La gratitudine non è soltanto un atteggiamento verso il passato, ma deve produrre frutti anche verso il futuro. Uno dei cardini dell’educazione ai miei ragazzi è quello proprio di far prendere coscienza del fatto che avendo ricevuto molto devono dare molto. Essi devono imparare bene il loro lavoro per essere riconoscenti nei confronti dei benefattori, della loro famiglia, sia quella di origine sia quello che dovranno costruire. Ho parlato spesso della parabola dei talenti che devono essere trafficati, perché ogni dono è un compito, sia nel campo del lavoro, come nel campo sociale, come in quello religioso. Essi devono impegnarsi a diventare bravi artigiani, buoni cittadini, cristiani coraggiosi. 
E così anche il nostro Istituto e la nostra Congregazione devono coltivare la gratitudine verso i benefattori e i collaboratori, riconoscendo il loro apporto e il loro contributo, specialmente verso i più umili, che di solito ricevono meno gratificazioni. Vorrei ricordare ai miei continuatori che il modo più completo di essere riconoscenti è quello di pregare per i benefattori e i collaboratori, perché solo il Signore può ripagare il bene che ci permettono di fare, anzi il bene che essi fanno tramite noi.
 

venerdì 24 maggio 2013

227 - DAS LEBEN VON JOHANNES BAPTIST PIAMARTA

Johannes Piamarta (*26. November 1841 in Brescia, Italien; † 25. April 1913 in Remedello) war ein italienischer Priester der römisch-katholischen Kirche, Erzieher und Gründer der Kongregation der Heiligen Familie von Nazareth. Er wurde 1997 seliggesprochen. Am 21. Oktober 2012 wurde er von Papst Benedikt XVI. heiliggesprochen.

Giovanni Battista war der Sohn von Giovanni Piamarta und Regina Ferrari und wuchs in einer armen Familie auf. Hier erhielt er eine christliche Erziehung. Seine Jugend war nicht immer leicht; 1860 begann er im bischöflichen Priesterseminar seine theologische Ausbildung. Trotz einiger Schwierigkeiten im Verlauf des Studiums wurde er, im Alter von 24 Jahren, am 24. Dezember 1855 zum Priester geweiht.

Seine erste Pfarrstelle übernahm er in Carzago Reviera, dann wechselte er nach Bedizzole und wurde danach Pfarrer in der Pfarrei Sain’Alessandro in Brescia. Hier begann seine Fürsorge für die Jugend, er bot ihnen ein Jugendfreizeitheim an und förderte die christliche Erziehung. In 13 Jahren leistete er fruchtbare Arbeit und erlangte ein hohes Ansehen bei den Jugendlichen. 1883 übernahm er die Pfarrei in Pavone del Mella. 1887 kehrte er nach Brescia zurück und wurde Kaplan in Sain’Alessandro. Hier traf er auf den Priester Pietro Capretti, mit dem er am 3. Dezember 1886 das „Instituto Artigianelli“ eröffnete. Bischof Corna Maria Pellegrini von Brescia übertrug ihm die Direktorenstelle.
Hier begegnete er Pater Giovanni Bonsignori, mit dem er 1895 eine Landwirtschaftsschule in Remedello gründete. In diesem landwirtschaftlichen Institut wurden junge Italiener, die in die USA auswandern wollten, in der Landwirtschaft ausgebildet.
Um die Kontinuität seiner Arbeit zu festigen und zu fördern, gründete er 1900 die „Kongregation der Heiligen Familie von Nazareth“. Er verfasste deren erste Ordensregeln und erhielt am 25. Mai 1902 die bischöfliche Genehmigung. Zusammen mit Elisa Baldo legte er das Fundament zur Gründung der „Kongregation der demütigen Mägde des Herrn“ (it.: Umili Serve del Signore ).

Mit der 1910 beginnenden Erkrankung begann Giovanni seine Nachfolge zu regeln und gab entsprechende testamentarische Anweisungen. Im Alter von 71 Jahren verstarb er am 25. April 1913 in den Armen von Pater Bonsignoris und in Gegenwart seiner Mitbrüder. Er wurde auf dem Friedhof Vantiniano in Brescia beigesetzt. Am 12. Oktober 1997 wurde er durch Papst Johannes Paul II.seliggesprochen, seine liturgischer Gedenktag wurde auf den 25. April, seinen Todestag, festgelegt. Am 21. Oktober 2012 wurde er durch Papst Benedikt XVI. heiliggesprochen.

mercoledì 22 maggio 2013

226 - VENTICINQUESIMO DELLA FONDAZIONE DELL'ISTITUTO: UNA VALANGA DI RICONOSCIMENTI


225 - LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO



COMUNITA’ IN ITALIA
(in ordine geografico e cronologico)


ISTITUTO ARTIGIANELLI / BRESCIA 1886

ISTITUTO BONSIGNORI / REMEDELLO 1895

CASA S. OBIZIO / ANGOLO TERME 1923

ISTITUTO PIAMARTA – SMV / BRESCIA 1930

ISTITUTO SACRO CUORE / MADERNO 1931

OPERA FARAVELLI / SORIASCO 1958

ISTITUTO S. MARIA DI NAZARETH / BRESCIA 1989

CASA PADRE GIOVANNI PIAMARTA / MILANO 1992

PARROCCHIA E COLLEGIO PIAMARTA / CECCHINA 1941

PARROCCHIA S. ANNA / PONTINIA 1946

OPERA GIUSEPPE GUERRIERI / ROSETO DEGLI ABRUZZI 1952


COMUNITA’ IN AMERICA LATINA
(in ordine geografico e cronologico)


BRASILE DEL NORD

SÃO BENTO MARANHÃO (MA) 1957

FORTALEZA / MONTESE (CE) 1960

FORTALEZA / AGUANAMBI (CE) 1971

MACAPÁ (AM) 1999


BRASILE DEL SUD

MATELÂNDIA (PR) 1975

PONTA GROSSA (PR) 1976

UNIÃO DA VITÓRIA (PR) 1978

CURITIBA (PR) 2002


CILE

TALCA 1883

SANTIAGO 1984


COMUNITA' IN AFRICA 

ANGOLA 1998

MOZAMBICO 2006

sabato 18 maggio 2013

224 - "SIATE ALLEGRI. SCRUPOLI E MALINCONIA, FUORI DA CASA MIA!"


223 - LA VIE DE SAINT JEAN BAPTISTE PIAMARTA

Jean Baptiste Piamarta (Brescia, 1841 – Remedello, 25 avril 1913) est un prêtre éducateur italien, fondateur de la Congrégation de la Sainte Famille de Nazareth; il a été canonisé par Benoît XVI le 21 octobre 2012.

Il naît à Brescia le 26 novembre 1841 d'une famille pauvre. Orphelin de mère à 9 ans, il est éduqué par son grand-père, et c'est grâce au curé de Vallio Terme (Brescia) qu'il peut entrer au séminaire diocésain.
Ordonné prêtre le 24 décembre 1865, il commence son ministère à Carzago Riviera, Bedizzole; il est ensuite nommé dans l'oratoire Saint-Alexandre en ville, avant de devenir curé de Pavone del Mella.
Il s'occupe de la jeunesse, utilisée par les usines de l'industrie naissante à Brescia.

Il quitte la paroisse de Pavone del Mella et revient à Brescia pour se dédier à l'œuvre qu'il avait autrefois imaginée : contribuer à la préparation professionnelle et chrétienne des jeunes qui affluent vers la ville dans cette période d'industrialisation. C'est ainsi que naît l’Institut Artigianelli le 3 décembre 1886 avec l'aide de Mgr Pietro Capretti, qu'il avait connu pendant son ministère à l’oratoire Saint-Alexandre.

L'œuvre prend de l'ampleur, et il l'étend aussi à la préparation des jeunes agriculteurs, fondant avec le père Giovanni Bonsignori la Colonie Agricole de Remedello (Brescia).

Autour de lui se crée un groupe de religieux, désireux de partager son idéal. En mars 1900, il crée donc une famille religieuse composée de prêtres et de laïcs qui se dévouent à l'éducation des jeunes, cette famille devient la congrégation de la Sainte Famille de Nazareth ("Sacra Famiglia di Nazareth").

Le père Giovanni Battista Piamarta meurt le 25 avril 1913 à Remedello. En 1926 sa dépouille est transférée dans l'église de l'Institut Artigianelli qu'il avait fait construire.
La congrégation de la Sainte famille de Nazareth est présente aujourd'hui (avec une congrégation féminine : les Humbles Servantes du seigneur ("Umili Serve del Signore")) en divers continents : Europe (Italie), Afrique (Angola et Mozambique) et Amérique du Sud (Brésil et Chili).

Le procès de béatification est ouvert en 1943; en 1986 l'Église reconnaît l'héroïcité de ses vertus et il est béatifié le 12 octobre 1997 par Jean-Paul II.
Il est enfin canonisé par Benoît XVI le 21 octobre 2012.

Sa mémoire liturgique se célèbre le 26 avril, pour ne pas faire concurrence à la fête de saint Marc.
 

giovedì 16 maggio 2013

222 - PIAMARTA E A IMACULADA


221 - DOBBIAMO INVOCARE LA MADONNA

da "i pensieri di padre Piamarta"

Quando il demonio e le tentazioni mi assalgono, subito ricorro e invoco Maria e ricevo immediatamente aiuto. Mi presento davanti a Lei con confidenza e dico: «Mamma tu devi aiutarmi. Tu sei la Madre del Salvatore». E la Madonna, senza tardare, mi dà il suo aiuto. Anzi, la sua protezione è così grande che Ella mi libera anche dalle difficoltà terrene.

Sempre dobbiamo amare ed onorare la Vergine benedetta, adesso che siete giovani e più tardi come adulti, così fino alla morte. Questo perché la devozione a Maria deve essere di ogni stagione ed età. Ella è Madre e una madre ha sempre diritto all'amore dei figli. È Regina e una regina ha il diritto dell'onore dei sudditi. È una Benefattrice e una benefattrice ha il diritto della riconoscenza di chi ha beneficato.

So di alcuni cristiani che, o per la noia o per il rispetto umano o per non volere fastidi, non vogliono conversare con la Madonna. Io penso che un cristiano, quando sente l'invito della campana della sera che chiama alla preghiera, non dovrebbe resistere alla necessità di mettersi ai piedi della Madonna.
Non avete forse amarezza da sfogare dinanzi a Lei, non avete suppliche da farle?
Ebbene non sprecate il tempo sugli angoli della strada in vane conversazioni e mormorazioni. Venite tutte le sere di questo mese della Madonna per pregare con affetto di figli.
 

mercoledì 8 maggio 2013

220 - LA SANTA FAMIGLIA DIVENTA UNA FAMIGLIA PER LE FAMIGLIE


219 - IL MIO OREMUS PREFERITO

14. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

Quando arriva la quarta domenica di Pasqua, non posso non commentare l’Oremus della Messa, perché mi sembra un vertice della vita cristiana.
“O Dio che unisci in un solo volere le menti dei tuoi fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo, là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia”
Là siano fissi i nostri cuori, dove è la vera gioia.

Il nostro cuore è un guazzabuglio, diceva Manzoni. In questo momento desidera il bene, fra pochi minuti può desiderare il male. Oggi desidera una cosa, domani un’altra. La gente dice che al cuore non si comanda, perché è lui che trascina con i suoi desideri instabili: per questo è inquieto, non trovando mai una realtà che lo soddisfi interamente. Sappiamo anche che il cuore si sofferma di più quando è veramente innamorato: dove è il tuo tesoro, là c’è il tuo cuore. O, più popolarmente: “Là dove c’è Luigi c’è Parigi”
L’Oremus ci fa chiedere di “Tenere fissi i nostri cuori dove è la vera gioia”. Ora per il cristiano il vero tesoro che nessuno può rubare è Dio con la sua sconfinata felicità che vuole comunicarci. Dio è il punto fisso dove i nostri cuori devono essere rivolti, per essere saziati, perché Egli “supera ogni desiderio”, Egli è il nostro tesoro, la nostra meta, il nostro tutto.

O Dio che unisci in un solo volere le menti dei tuoi fedeli

Le menti dei fedeli sono diversissime, perché diverse sono le opinioni, le valutazioni, i punti di vista, le condizioni sociali, le esperienza. E’ difficile trovare due persone che la pensino esattamente in forma uguale. E neppure chiediamo di pensarla alla stessa maniera. Eppure qui si afferma che il Signore unisce in un solo volere le menti dei fedeli. Qual è questo solo volere se non avere fisso il cuore in Dio, nostra gioia vera? Dio vuole che i suoi fedeli, cioè coloro che credono in Lui, pur avendo idee diverse cerchino Lui in tutte le cose e al di sopra di tutte le cose.
San Paolo dice la stessa cosa quando afferma: “Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini”
Concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti

“Ascolta Israele: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. E il prossimo tuo come te stesso”. Quello che domanda il Signore è una risposta d’amore al suo amore. Ma il comprendere questo non è facile. Oggi domandiamo a Lui di farci comprendere che quello che ci chiede è una risposta d’amore e non un gesto arbitrario della sua volontà. 
Chiediamo il dono di amare la sua santa volontà e di farci comprendere che quello che ci chiede è per il nostro bene.
Chiediamo anche il dono di “amare ciò che promette”, cioè di amare Lui, perché Egli promette sé stesso, il suo desiderio di farci felici.

Fra le vicende del mondo

Noi viviamo in questo mondo dove siamo attratti, sedotti, delusi, condizionato dagli alti e bassi delle vicende umane. Anche per questo abbiamo bisogno di un punto di riferimento sicuro che ci permetta di vivere in questo mondo che passa, senza passare con il mondo.
Il nostro Oremus ci aiuta ad avere fisso il cuore dove è la vera gioia, perché pone i nostri desideri a contatto col desiderio di Dio di farci felici. E pone il nostro cuore nel cuore di Dio, che non delude mai.

domenica 5 maggio 2013

217 - DEN HELLINGE BAPTIST PIAMARTA 1841 - 1913

Den hellige Johannes Baptist Piamarta (it: Giovanni Battista) ble født den 26. november 1841 i Brescia i regionen Lombardia i Nord-Italia. Han vokste opp i en fattig familie som sønn av frisøren Giovanni Piamarta og syersken Regina Ferrari. Etter morens tidlige død tok hans morfar ham til seg. Han fikk en sunn kristen oppdragelse i oratoriet i sitt sogn Santi Faustino e Giovita, som hadde navn etter byens skytshelgener Faustinus og Jovita. Hans ungdom var ikke alltid lett, for dette var en tid preget av de berømte «Ti dagene i Brescia» (1848 og 1849), kampene for Italias enhet, spenningene mellom stat og kirke og folkets bitre armod, epidemiene og de første industrialiseringsforsøkene, men også den store kristne nestekjærligheten.

Johannes Baptist ble voksen i disse vanskelige tidene. Takket være hjelp fra sognepresten i Vallio i Brescia, Pancrazio Pezzana, som erkjente hans kall, kunne han som nittenåring i 1860 begynne på bispedømmets seminar. Han hadde noen vanskeligheter under studiene, men den 24. desember 1865 ble han presteviet, 24 år gammel.

Han begynte sin prestetjeneste med tre år i Carzago Riviera og deretter i Bedizzole. Der gjorde han seg raskt bemerket for sin spesielle karisma i ungdomsarbeidet og sin overbevisende innsats i katekesen. I denne perioden ble sognepresten som hadde hjulpet ham, p. Pezzana, overført til prostikirken Sant'Alessandro i Brescia, og han ba om å få p. Piamarta som leder for gutteoratoriet. Deretter fulgte for Johannes et tretten år langt apostolat blant de unge i Brescia. Der fikk han mer innblikk iden materielle og åndelige nød som hersket blant de unge som tjente sitt brød i de nye fabrikkene som var bygd i industrialisieringen av Brescia. Avskåret fra sitt miljø og uten noen yrkesutdannelse og moralsk støtte i arbeidslivet, var de uten beskyttelse og prisgitt utbyttingen, og de sto i fare for å miste sin tro.

I 1883 ba biskopen ham om å overta sognet i landsbyen Pavone Mella, hvor de troende lenge hadde vært forsømt. Men etter fire års motstand fra deler av befolkningen som hadde vent seg til all slags misforhold, vendte Johannes tilbake til Brescia.

Mens han hadde vært kapellan i Sant’Alessandro, hadde han møtt en ung, intelligent og aktiv prest ved navn Pietro Capretti, og med ham diskuterte han den åndelige sløvhet og tap av troen hos mange unge mennesker som kom til byen for å få arbeid. Deres sosiale situasjon fikk de to prestene til den 3. desember 1886 å grunnlegge institusjonen Instituto Artigianelli(Håndtverksinstituttet) for arbeiderbarn. De satte instituttet under beskyttelse av de hellige Filip Neri og Aloisius Gonzaga. Dets mål var å gi gutter, spesielt de fattigste, en kristen og yrkesrettet utdannelse som de kunne møte det nye industrisamfunnet med.

Biskop Corna Maria Pellegrini utnevnte Johannes Baptist til instituttets direktør, og under de største vanskeligheter bestemte han seg for å vie hele sitt liv til dette foretaket. Beklageligvis førte en rekke uventede uoverensstemmelser med biskopen til at instituttet ble stengt. Piamarta lystret sin biskop, men gikk deretter entydig inn for at det skulle åpnes igjen: «Nei, eksellense, jeg vil dø der hvor jeg er, midt blant mine unge protesjeer». Biskopen ble berørt og sa bare: «Gå, og måtte Gud stå Dem bi». Fra dette øyeblikk hvilte ansvaret på p. Piamartas skuldre, og fra 1888 bredte instituttet seg raskt ut. Han organiserte verksteder for de ulike håndverkene og bygde hus for hundre barn, og han samlet samarbeidsvillige legfolk rundt seg. Han var som en far for guttene og ga dem en dypt religiøs oppdragelse. Gjennom arbeidets harde skole og tilegnelsen av en sterk karakter gjorde han dem til motiverte menn med en solid religiøs utdannelse.

Med grunnleggelsen av håndverkerinstituttet for arbeiderungdommen hadde Piamarta imidlertid bare bidratt til løsningen av en del av problemet for ungdommen når det gjaldt arbeid. Tidlig erkjente han nødvendigheten av å utvide sitt arbeid til å omfatte også dem som arbeidet på markene. Industrialisieringen fikk mange unge mennesker til å vende ryggen til arbeidet på markene, noe som virket negativt på jorden som fortsatt ble dyrket på gammel måte i denne overgangsperiodn til de nye, mer rasjonelle og vitenskapelige metodene.

Mange forlot hjem og alt de eide for å søke lykken i fjerntliggende Amerika, og Piamarta ble konfrontert med deres ekstreme fattigdom. Samtidig møtte han også en annen dynamisk prest, p. Giovanni Bonsignori, som også var agronom. Han gikk inn for å grunnlegge en landbruksskole for å øke den økonomiske betydningen av agrarsektoren, dersom det bare ble satt inn utelukkende fornuftige metoder for å dyrke jorden. Piamarta ble overbevist av denne metoden, og i februar 1895 kjøpte han rundt 1400 mål jord med boliger i Remedello Sopra i provinsen Brescia. På denne eiendommen grunnla de to prestene den 11. november 1895 en jordbrukskoloni (colonia agricola) for å undervise i og eksperimentere med nye jordbruksteknikker. Dette økte jordens produktivitet betraktelig og trakk til seg bønder både fra Italia og utlandet.

Allerede i 1896 møtte Bonsignori og Piamarta på Kongressen for samfunnsstudier i Padova og demonstrerte sitt initiativ på inntrykkvekkende vis. I oktober samme år utkom første utgave av tidsskriftet La Famiglia Agricola (Landbruksfamilien), hvor prosjektet ble fremstilt på en anskuelig måte. I løpet av kort tid ble landbruksskolen, ikke minst også gjennom Bonsignoris skrifter, et samlingssted for et stigende antall bønder fra hele Italia. Etter tallrike etapper fikk kolonien sitt endelige navn i 1975: Istituto Tecnico Statale Agrario e Geometri «Padre G. Bonsignori».

P. Piamarta rettet sin oppdragende og sosiale virksomhet for fremtiden til det sivile samfunn og Kirken mot tre områder: Ungdom, arbeid og familie. Han viet seg til forberedelsen av ungdommen slik at de gjennom kvalifisert arbeid og formidling av solide kristne prinsipper kunne grunnlegge en familie. For å underbygge sitt oppdragende arbeid grunnla han også forlaget Queriniana, som fremfor alt ble temmelig aktivt på området katekese samt religiøs og teologisk litteratur.

Etter alle disse initiativene begynte p. Piamarta å tenke på fremtiden til sine prosjekter, og han omga seg med medarbeidre, prester og legfolk, som var villige til å dele idealet, innsatsen, byrdene og livsstilen. For å sikre kontinuiteten i arbeidet grunnla p. Piamarta den 19. mars 1900 «Det fromme selskap av Den hellige familie av Nasaret», som i 1902 ble godkjent av biskopen av Brescia som kongregasjonen «Den hellige Familie av Nasaret» (Congregatio Sacrae Familiae a Nazareth – FN), kalt Piamartini. Han skrev kongregasjonens konstitusjoner, som ble approbert av bispedømmet den 25. mai 1902. Samme dag mottok de første medlemmene prestevielsen av bispedømmets biskop Corna Maria Pellegrini. Kongregasjonens formål var den kristne oppdragelse av arbeiderungdommen etter modell av Den hellige familie.

Sammen med Guds tjenerinne Elisa Baldo, en ung enke (gift Foresti), la Johannes også grunnlaget for grunnleggelsen av en kongregasjon for kvinner. Den 15. mars oppsto «Det fromme selskap av Herrens fattige tjenerinner, som senere ble etablert som kongregasjonen «Herrens ydmyke tjenerinner» (Umili Serve del Signore). Ved siden av sine grunnleggelser og ledelsen av sine institusjoner stilte p. Piamarta seg også til tjeneste for Guds folk og viet seg med glede til evangelisering, prekenvirksomhet og skriftemål, åndelig veiledning, bistand til fattige, syke, enker og arbeidere. Han fremmet preste- og ordenskall og utførte sjenerøst spesielle og vanskelige oppgaver som hans kirkelige overordnede betrodde ham. Han støttet den katolske presse og oppmuntret etter beste krefter ethvert sunt initiativ i sin by.

Alle som kjente ham, anerkjente den velgjørende karismaen til en solid og rettskaffen personlighet, rik på menneskelige kvaliteter og enda mer på usedvanlige kristne og prestelige dyder, men full hengivenhet for oppdragelse av ungdommen, humaniseringen og kristeliggjøringen av arbeidssamfunnet og fremmingen av familien.

«Dersom de fattges liv blir fornyet gjennom den kristne oppdragelsen av håndtverkere og bønder, blir også samfunnet forandret og for en stor del sunnere» skrev han. Men denne oppdragelsen måtte skje i en familiær ramme, og derfor henviste han utrettelige til modellen fra Den hellige familie i Nasaret. Han stolte på kontinuerlig bønn og full tillit til det guddommelige forsyn, og han prioriterte alltid andres åndelige og materielle velferd.

P. Piamarta fikk den 11. januar 1910 et anfall som lammet ham i flere dager. Han kom seg igjen, men så på episoden som et tegn på at hans liv på jorden nærmet seg slutten. Derfor begynte han å ordne alle sine saker, regulere sin etterfølgelse gi testamentariske anvisninger. Deretter begynte han gradvis å ta avskjed med verdens ting. Han døde den 25. april 1913 i Remedello, 71 år gammel, i p. Bonsignoris armer og omgitt av sine brødre. Hans legeme ble brakt til Brescia, hvor han ble gravlagt på kirkegården Vantiniano. Hans jordiske rester hviler i dag i Istituto Artigianelli i Via Piamarta 6 i Brescia.

Den 22. mars 1986 ble hans «heroiske dyder» anerkjent og han fikk tittelen Venerabilis («Ærverdig»). Den 8. mars 1997 undertegnet den salige pave Johannes Paul II (1978-2005) dekretet fra Helligkåringskongregasjonen som godkjente et mirakel på hans forbønn. Han ble saligkåret av paven den 12. oktober 1997 på Petersplassen i Roma. Den 19. desember 2011 undertegnet pave Benedikt XVI dekretet fra Helligkåringskongregasjonen som godkjente et nytt mirakel på hans forbønn, noe som åpnet for en snarlig helligkåring.

Han ble helligkåret av paven på Misjonssøndagen den 21. oktober 2012 på Petersplassen i Roma sammen med seks andre, de hellige Jakob Berthieu SJ (1838-96), Maria Carmen Sallés y Barangueras (1848-1911), Marianne Cope(1838-1918), Kateri Tekakwitha (1656-80), Pedro Calungsod(1654-72) og Anna Schäffer (1882-1925). 80 000 mennesker var til stede på plassen. Hans minnedag er dødsdagen 25. april. Hans åndelige barn fortsetter sitt arbeid i Italia, Angola, Brasil og Chile.

sabato 4 maggio 2013

216 - CHIESA DI SANT’ALESSANDRO - BRESCIA


                SULLE ORME DI SAN GIOVANNI PIAMARTA

                                 [La liturgia e l’oratorio]

 
«Il giovane curato comincia ad interessarsi della chiesa, del suo decoro, di tutto quanto può dare dignità alla casa di Dio e alle celebrazioni liturgiche. In chiesa poi doveva starci molto, perché il suo confessionale cominciava ad affollarsi.» 
                                                                                                       P.G. Cabra, Piamarta.
 
«L’oratorio, nato ufficialmente nel ’76, logisticamente non era una gran cosa, anzi nonaveva neppure una sede. […] Per le adunanze c’era la sacrestia, per l’incontro dei ragazzi tra di loro c’era il cortiletto adiacente, che permetteva solo un “contenuto movimento giovanile”. Don Giovanni riceveva i giovani in una stanza della sua abitazione in via Magenta 28».
                                                                                                         P.G. Cabra, Piamarta.

 Guida. Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.

Assemblea: Amen.

Guida. Ci troviamo nel luogo in cui San Giovanni Piamarta ha svolto il suo ministero di prete diocesano a servizio della liturgia e dei giovani. Facendo memoria del suo “zelo per la casa di Dio” e per le anime dei suoi giovani, vogliamo chiedere a Dio di poter comprendere il vero significato della liturgia, e di poterci prodigare affinchè i giovani possano trovare negli oratori luoghi di accoglienza e di formazione umana e cristiana.

Dal Vangelo secondo Luca (18,15-17)
Gli presentavano anche i bambini piccoli perché li toccasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. Allora Gesù li chiamò a sé e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso».

Parola del Signore.

Lode a Te o Cristo

Dagli scritti di san Giovanni Piamarta
«[…] La Chiesa sarà sempre più frequentata perché i fanciulli tornando a casa dagli oratori, a loro insaputa, portano in famiglia una grande parte dei sentimenti e delle dottrine cristiane che essi assorbono dai sacerdoti che vivono negli oratori».
                                                                                                 «Dai notes di P. Piamarta»

«Anche S: Paolo ha questo titolo “Paulus Apostolus servus Dei”. Che felicità se, essendo veri servi di Dio, lo riconoscessimo come nostro vero padrone e Signore. Il Padrone può disporre a suo piacere di tutto ciò che è suo. Chi è padrone di un campo può venderlo o coltivarlo o piantare alberi o legumi… Anche il campo della nostra anima dovrebbe essere a disposizione del Signore. Bisogna consumarsi nel servire il Signore in tutte le sue creature».
                                                                                                 «Dai notes di P. Piamarta»

Preghiamo

Tutti. Ti benediciamo, o Padre, perché in questo luogo ci hai permesso di fare memoria della figura di San Giovanni Piamarta collaboratore della gioia di uomini e donne che qui venivano per cercare e amare Te. Affidandoci alla sua intercessione, ti chiediamo di essere capaci di riconoscere la tua presenza nelle azioni liturgiche della tua Chiesa. Benedici tutti gli educatori e coloro che vivono l’esperienza dell’oratorio, e concedi che ogni comunità cristiana si preoccupi di offrire ai giovani luoghi e condizioni per crescere nella fede. Per Cristo, tuo figlio e nostro Signore. Amen

Guida: Padre Nostro…

Guida: Benediciamo il Signore

Tutti: Rendiamo Grazie a Dio
 
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