LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

lunedì 18 marzo 2013

206 - PAROLE AL CIELO


Solita ora e stai seduto là gli occhi
sull’altare candidi d’amore.
Parli col cielo, chiedi di noi una piccola
preghiera per volare in alto ancora. (Rit.)

 
Parole al cielo, parole in volo
per trovare lui che ama noi.
Parole al cielo, parole in volo
per lodare la sua immensità.


Padre Piamarta, prega per noi
dei nostri troppi sbagli chiedi perdono.
E il tuo rimprovero ci rinforzerà
tu ci sei amico e conosci il nostro cuore. (Rit.)

La stessa ora, ma tocca a me
studio e lavoro come m’insegni tu.
E guardo nel cielo, occhi fragili
Ti cerco sull’altare non ti vedo ma ti sentirò. (Rit.)

Ascolta il canto
Parole al Cielo

205 - A S. ALESSANDRO INIZIO' A RADUNARE I RAGAZZI DELLA CITTA'


204 - PROVVEDI E NON MANCHERA’ LA PROVVIDENZA

12. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra
 
In questi giorni mi sono sentito di rispondere, forse troppo severamente, ad un mio caro ex alunno, che si era ricordato del mio onomastico: “Ti sono grato degli affettuosi tuoi auguri, benché non ti possa perdonare lo spreco di un lira per il telegramma mandatomi, che avrebbe potuto sfamare qualche povero cencioso”. A volte posso passare per troppo severo e parsimonioso con me e con gli altri, ma non posso non fare diversamente, pensando a tutti quelli che si rivolgono a me e che io, con immenso dispiacere, non posso aiutare, per insufficienza di mezzi.
Per il XXV dell’Istituto,volevano far venire da lontano un celebre oratore, ma mi sono opposto,data la finalità dell’Istituto, che è quella di assistere i poveri e non di fare accademia. Ai collaboratori più stretti non mi stanco di raccomandare di risparmiare il più possibile per aiutare un orfano in più.

Il mio testamento

Nel mio testamento redatto poco più di un anno fa, ho ricordato, che pur disponendo di lasciti, e quindi “potendo io spendere a mio piacimento, me ne sono ben guardato dall’abusare di un solo quattrino che non fosse a incremento dell’Istituto, a cui volli che tutto venisse consegnato”.
Quindi “mi sarebbe tormento intollerabile se vedessi che queste provvidenziali sostanze venissero leggermente e malamente amministrate. Per questo supplico i miei eredi ad usare tutto l’impegno perché l’amministrazione sia accuratissimamente proseguita e sempre onde si possa fare del bene ai poveri ragazzi, specie di vedove madri, nella maggior possibile estensione”. Nelle mie traversie di povero orfano, ho maturato la convinzione e il proposito che tutto quello che la Provvidenza mi avrebbe dato l’avrei messo a disposizione dei ragazzi poveri, per aiutarli a crescere dignitosamente, come sono stato aiutato io da buone persone che si sono interessate di me. Occorre quindi che io ed miei successori meditiamo sovente su quanto dice San Paolo che il Signore Gesù “ ci ha arricchito con la sua povertà”.
Se cercheremo davvero il bene dei ragazzi, non avremo difficoltà ad accettare gli incomodi della povertà. Se mettiamo come scopo della nostra vita quello di alleviare le sofferenze altrui, non faremo molti ragionamenti complicati per non lasciarci impigrire dalle comodità superflue.

Noi e la Provvidenza

 
Le opere che la Provvidenza mi ha affidato, hanno bisogno di mezzi consistenti per funzionare. Le opere devono funzionare e quindi abbisognano di una oculata amministrazione, ed io, inesperto di queste cose, ho dovuto apprendere nel quotidiano la severa legge della gestione economica. Sono partito “ poeta dell’economia”, come si diceva verosimilmente di me, e sono terminato un amministratore di imprese funzionanti, anche se a costo di notevoli sacrifici, coronati dall’immancabile intervento della Provvidenza.
Sono certo che la Provvidenza non verrà meno neppure ai miei successori fino a quando penseranno di gestire beni che appartengono ai poveri. Non mancheranno loro difficoltà, ma non devono temere. La nostra collaborazione con la Provvidenza consiste soprattutto nel mettere a disposizione dei giovani tutto quanto abbiamo.:Tutte le risorse economiche, umane e spirituali, il nostro tempo, i nostri progetti: tutto va orientato alla crescita dell’opera benefica, che la Provvidenza ha fatto sorgere e quotidianamente accompagna. Infatti: “Si tenga sempre presente la massima di S.Ignazio: “Noi dobbiamo governarci in ogni cosa e contingenza, con accorto e prudente discernimento, come se tutto dipendesse dall’ esclusiva nostra industria ed accorgimento, e poi dobbiamo in tutto e per tutto confidare in Dio, come se nulla avessimo fatto”

 

lunedì 11 marzo 2013

203 - CATTEDRALE DI BRESCIA


SULLE ORME DI SAN GIOVANNI PIAMARTA
 
[Il «Sì» definitivo a Dio]

«Tutti gli ordini, minori e maggiori (allora vigeva questa distinzione!) gli furono conferiti dal suo vescovo Verzeri, il vescovo della sua giovinezza e del suo primo periodo di attività pastorale, il periodo “parrocchiale”. Il suddiaconato gli è stato conferito il 17 dicembre 1864. Il diaconato il 10 giugno 1865. Il presbiterato il 23 dicembre 1865». 

                                                                                                       (P.G. Cabra, Piamarta)

Guida. Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.

Assemblea: Amen.

Guida. In questa cattedrale San Giovanni Piamarta ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Facciamo memoria del dono grande dell’Eucaristia e della chiamata a presiederla per la comunità cristiana.

Dalla Prima lettera di S. Paolo ai Corinti (1,19-22)

Il Figlio di Dio, Cristo Gesù, che è stato da noi predicato fra voi, cioè da me, da Silvano e da Timoteo, non è stato «sì» e «no»; ma è sempre stato «sì» in lui. Infatti tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì» in lui; perciò pure per mezzo di lui noi pronunciamo l'Amen alla gloria di Dio. Ora, colui che con voi ci fortifica in Cristo e che ci ha unti, è Dio; egli ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori.
 
Parola di Dio.
 
Rendiamo Grazie a Dio

Dagli scritti di san Giovanni Piamarta
La nostra vita, alle volte, è simile ad una vigna già vendemmiata da cento mani. Ebbene, vogliamo dare a Dio, che è il nostro padrone e Signore, quei quattro grappoli di uva che sono rimasti lì dimenticati? Non imitate il figliol prodigo che, malvestito, con la barba lunga, con i capelli spettinati, macilento, morto di fame, ritorna al padre perché si vede solo e abbandonato dagli amici e dal mondo. E’ anche per questo che dice: «non sono degno di esser chiamato tuo figlio!». Siate invece come colui che può dire al Signore: «Ho incominciato di buon’ora a servirti… Sì! Sono caduto qualche volta, ma mi sono rimesso in piedi. E’ poco quello che offro: ma mi è costato molto perché sono le mie primizie. Non ho aspettato che il mondo mi lasciasse per servirti, ma io ho lasciato il mondo»
                                                                                                 «Dai notes di P. Piamarta»

Preghiamo

Tutti. Ti benediciamo o padre perché il questo tempio hai allietato la giovinezza di Giovanni Piamarta, concedendogli di salire al Tuo altare, mettendo la sua vita a Tua disposizione, con gioiosa offerta di sè. Ti chiediamo, per sua intercessione, di non smettere di allietare la vita di molti giovani chiamandoli al tuo servizio nella Chiesa. Per Cristo nostro Signore. Amen

Guida: Padre Nostro…

 Guida: Benediciamo il Signore

Tutti: Rendiamo Grazie a Dio

domenica 10 marzo 2013

202 - TU HAI MOLTE BELLE QUALITA'


201 - INSIEME A LUI

Un giorno dissi, ma chi son io
voglio o no un futuro, voglio averlo
per me, per te insieme a lui
costruiamo la pace, costruiamo l’amore
costruiamo la vita, perché tu lo vuoi. (Rit.)

Rit.
Giovanni Piamarta, un vero amico.
Giovanni Piamarta, confidiamo in te.
Cantando, ballando, veniamo verso te.
Mano nella mano, speriamo sempre in te.


Lascia stare i pregiudizi
lascia stare le avversità
corri con forza e coraggio
il sogno diventa realtà. (Rit.)

Forza ragazzi cantiamo
viviamo con la speranza
andiamo verso il traguardo
verso un futuro per noi. (Rit.)

Ascolta il canto
Insieme a lui

200 - ANCHE LA MUSICA EDUCA

11. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

17 giugno 1912
 
E’ passata finalmente anche questa celebrazione del venticinquesimo dell’Istituto. Ho dovuto sorbirmi elogi che non merito, complimenti non cercati né desiderati, e via discorrendo. Ho visto con piacere tanti ex alunni riconoscenti, come pure ho notato l’assenza di altri che avrei rivisto volentieri. Ho gradito molto la presenza del vescovo Giacomo Maria Corna Pellegrini e dell’Ausiliare Giacinto Gaggia.

Il nuovo organo

 
Devo riconoscere che una cosa mi ha fatto particolarmente piacere: l’inaugurazione del nuovo organo, progettato dal carissimo Maestro Tebaldini, costruito dalla ditta Porro con la collaborazione delle mie officine, regalato dalla Signora Ippolita Zanardelli, che sapeva di farmi un gradito e desiderato presente. Ora sono davvero contento perché la mia ammirata chiesetta è completata.
Il programma inaugurale è stato, a dir poco, incantevole: il Tebaldini, Maestro Direttore della Cappella Lauretana, ha eseguito alcune delle sue composizioni, dando un saggio del suo valore alla nostra città: Si alternava con lui il Maestro Arnaldo Bambini, insigne organista della prepositurale di Verolanuova. Come saranno solenni ora le funzioni liturgiche con questo gioiello di organo, che presenta innovazioni che giungono per la prima volta a Brescia. Lo sognavo da tempo, perché la mia bella e ammirata chiesa non mi sembrava completa senza questo strumento che coinvolge gli animi, sostiene il canto, scuote i sentimenti.
Anche il maestro Pietro Corvi, impareggiabile ed entusiasta istruttore del coro dei miei ragazzi, ne è assai soddisfatto.

La musica

 
Ho sempre considerata la musica e il canto un potente strumento di elevazione umana e sociale. Ho curato con la massima attenzione il canto sacro, convinto com’ero per esperienza personale della sua forza educante ed elevante.
Quante volte mi vengono alla mente le melodie apprese da ragazzo, quando facevo il “solista” nelle celebrazioni liturgiche. E mi trovo a canticchiarle nei rari momenti in cui mi trovo solo! Facendo cantare bei testi, sacri e profani, ai miei ragazzi, in Chiesa e nelle accademie che si tengono con grande partecipazione di popolo specialmente nella festa di San Filippo Neri, sono certo che anch’essi li ricorderanno e li ripeteranno con profitto nei diversi momenti della vita.
Inoltre: “Chi canta prega due volte” ha detto recentemente il nostro Papa Pio X riguardo al canto liturgico!

La banda degli Artigianelli

La musica è anche allegria condivisa, frutto di disciplina e collaborazione. La banda degli Artigianelli è richiesta in molte occasioni civili e religiose. I miei ragazzi si fanno onore anche in questo ambito, riscuotendo ammirazione e riconoscimenti, per la loro bravura e comportamento ...
Sono onorato che sia scelta la nostra banda per accompagnare la solenne processione cittadina del Corpus Domini, come pure sia richiesta in diverse celebrazioni.
Non posso dimenticare l’ inaugurazione, dieci anni fa, del monumento al Redentore sul Monte Guglielmo, cuore del bresciano, a quota duemila metri, da raggiungersi con faticoso cammino.
L’intera giornata è stata allietata dalla nostra banda che si è esibita in motivi classici e moderni. Il complesso mi costa non poco, ma lo considero una promozione culturale, oltre che una svago sano e un mezzo per presentare alla città il volto lieto e sereno della nostra educazione.

199 - A GIOVANNINO PIACEVA GIOCARE CON I RAGAZZI DEL SUO VICINATO


198 - INNO AL FONDATORE

Dal cuore di un padre fremente
d’amore, nell’algido e triste squallore
del verno, un sogno radioso sbocciò
come un fiore; e un’opra gigante dal
sogno fiorì.

Son giovani schiere, son alme serene
che crescono al bene nel santo lavoro,
che in note squillanti ripetono in coro
la bella, fidente, giuliva canzon.

Di padre Piamarta
siam figli sinceri
siam giovani e fieri,
cresciamo al Signor. Rit.


Nel nome d’Italia, fatidico nome,
le membra mai dome
tempriamo al lavor.

Ne l’ombra del tempio, soffusa di gloria
del Padre adorato riposa la spoglia;
che sprona al dovere, che guida a
vittoria che schiude a’ suoi figli la
soglia del ciel.

Le sante lezioni d’amore e di fede
ripete che chiede ai figli primieri;
continua la scuola dei giovani artieri,
dei figli dei campi che uniti gli son. (Rit.)

Signor, che serbasti la mite carezza
per bimbi festosi per giovani ardenti,
su tanta fiorente gentil giovinezza
dischiudi i tesori del sacro tuo cuor.

Noi siamo della Chiesa la nova
speranza, falange che avanza del bene
e del vero; sarem della Patria l’orgoglio
più fiero la balda, operosa, fidata
legion. (Rit.)

Ascolta il canto
Inno a Padre Piamarta

sabato 9 marzo 2013

197 - LA CELEBRAZIONE DEL 25° DELL'ISTITUTO

10. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

La celebrazione del XXV dell’Istituto

“Caro Padre Secondo Zanetti,

Il 25° dell’Istituto non aveva ragione di venire minimamente ricordato, nemico come fui sempre di ogni venticinquesimo di qualunque sorta, per il nessun vantaggio spirituale che ne deriva a tutti, per cui il proposito dei miei reverendi Confratelli e giovani di volerlo ad ogni costo, “me repugnante”, celebrare non mi fece più bene avere né prima né dopo”

Invece

Invece, continuiamo noi staccandoci dal diario, fu una grande occasione per mettere in luce la stima, l’affetto, l’ammirazione nei suoi confronti.
Il grande vescovo di Cremona, Geremia Bonomelli, scriveva: “Quali prodigi di carità, di prudenza, di destrezza ci ha mostrato Piamarta nel corso di mezzo secolo di vita operosissima! Egli è il sacerdote che richiedono i tempi nuovi: non curante di sé, solo inteso al bene altrui senza distinzione, specialmente della gioventù. Quanti giovani ha condotto sulla retta via,! Quante lacrime ha asciugate! Quanti genitori ha consolati!, restituendo loro i figli riabilitati col lavoro e con la pietà cristiana”.
E una personalità eminente del clero bresciano scriveva: “Adempio a un dovere e rispondo a un bisogno del cuore, unendomi al gaudio dei bresciani e all’ammirazione per l’opera grande che, superando tanti ostacoli, sta ora nelle sua ampiezza feconda di bene come un monumento vivo di rigenerazione cristiana” (Mons. Pavanelli).
Anche laici suoi ammiratori e benefattori.“Ci uniamo alla gioia e alla grande festa per il 25° anniversario della fondazione di questo grandioso Istituto, che, con tanti stenti, fatiche, sudori e sacrifici, è arrivato a compierlo così grandiosamente. Noi non abbiamo parole sufficienti per presentarLe i nostri più fervidi auguri in questo bel giorno coronato di un’immensa quantità di gioie di questi cari giovinetti allevati, cresciuti ed usciti col santo timore di Dio, e da veri cristiani” (Muzzarelli Marietta con Rosina)
E, qualche anno dopo, così si esprimeva Mons. Melchiorri, vescovo di Tortona: “Di Lui potrei ricordare l’impressione che faceva a noi giovani chierici quest’uomo che aveva rinunciato all’affetto e alle consolazioni della parrocchia di Pavone, che apriva con stupenda fecondità Istituti, Case di Suore, Colonie Agricole, che fondava con l’intuito dei santi una Congregazione. Ma i fatti, gli episodi valgono assai meno delle idee che danno forza e luce alla vita di un uomo.
“La carità la virtù più vicina all’essenza di Dio e alla miseria dell’uomo, fu il tema dominante di questa vita di santo, che è tutta un meraviglioso canto d’amore.
Il cuore di P. Piamarta non si esaurì nella ricerca dei fanciulli: era troppo grande per non vibrare accanto a tutte le speranze e a tutto il valore degli uomini.
Per gli erranti Egli fu il Padre che incarna in sé la bontà e la misericordia del Signore.
Per gli uomini discussi e al centro di disparati giudizi, Egli fu il Fratello che intuisce che una copertina infelice e qualche pagina sbagliata non annullano l’immacolatezza e la preziosità di una storia di zelo pastorale, di intelligenza e di bene.
La carità vale tanto quanto appoggia sulla verità. P. Piamarta fu conscio di questa certezza. Per questo fu fedelissimo alla Chiesa e intrepido difensore della sua dottrina.
Molti anni dopo, qui a Tortona, ho trovato un’anima simile a quella di P. Piamarta: Don Orione. Due apostoli, due santi: uno ha orientato nella terra del mio battesimo la mia adolescenza; l’altro segna di grazie il campo delle mie responsabilità episcopali e l’attesa del mio ritorno a Dio.
Due uomini che lasciano per i secoli un crescente patrimonio di bene e ch insegnano a me e a tutti una lezione molto importante, questa: che mentre le campane suonano il tramonto su tutte le grandezze, su di una sola, la santità, continuano il loro canto di gloria”.

196 - LA MAMMA CONDUCEVA PIAMARTA IN CHIESA


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